Il Mali possiede una storia ricca e relativamente conosciuta. Il suo territorio è stato sede di tre grandi imperi: l’Impero del Ghana (300-1076), l’Impero del Mali (1235-1645) e l’Impero Songhai (690-1591).
I francesi iniziarono la colonizzazione del suo territorio nel 1864 e nel 1895 venne integrato nell’Africa Occidentale Francese con il nome di Sudan francese.
La Repubblica Sudanese e il Senegal proclamarono la loro indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di Federazione del Mali. Alcuni mesi dopo, il Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il nome di Mali e fu eletto primo presidente della nazione Modibo Keita, che in poco tempo instaurò un regime con partito unico, di orientamento marxista: Keita avviò una serie di disastrose iniziative economiche e politiche che piegarono l’economia del paese e resero fortemente impopolare il regime stesso. Nel 1968 Keita fu deposto con un sanguinoso colpo di Stato militare che portò al potere Moussa Traoré.
Soltanto nel 1991 Traoré fu spodestato da un altro colpo di Stato, ma i militari, anziché prendere le redini del paese, decisero di formare un governo di transizione civile che portò nel 1992 alle prime elezioni democratiche, con Alpha Oumar Konaré eletto presidente. Dopo la sua rielezione nel 1997, Konare continuò le riforme politiche ed economiche, lottando contro la corruzione. Alla fine del suo secondo mandato, limite costituzionale per un presidente, fu sostituito nel 2002 da Amadou Toumani Touré che venne rieletto nel 2007.
A partire dall’autunno del 2008 nel Nord del paese si sono riacutizzate le tensioni tra il gruppo etnico Tuareg (accusato di sostenere la ribellione ancora latente nella regione di Kidal, al confine con quella di Gao) e le etnie maggioritarie nel paese. Violenze e intimidazioni contro elementi Tuareg da parte di ex miliziani filo-governativi si sono ripetute senza che le autorità intervenissero a difesa delle vittime.
Il 3 aprile 2011 il presidente Amadou Toumani Touré, dopo le dimissioni di Modibo Sidibe e di tutta l’equipe governativa, nominò capo del governo Cissé Mariam Kaïdama Sidibé, prima donna della storia a ricoprire tale incarico in Mali.
Il 22 marzo 2012, dei soldati ammutinati guidati dal capitano Amadou Haya Sanogo affermano d’aver preso il controllo dei media e delle istituzioni maggiori grazie ad un colpo di Stato. Costituiscono il Comitato Nazionale per il ripristino della democrazia in Mali, e il loro primo atto è stato l’annuncio della dissoluzione delle istituzioni e la sospensione della Costituzione.
Dall’aprile 2012 all’agosto 2013 è stato Presidente a interim Dioncounda Traoré, designato dalla giunta militare, e Cheick Modibo Diarra è nominato Primo Ministro ad interim del Mali il 17 aprile 2012 per aiutare il processo democratico fino alle elezioni del dicembre 2013. Il suo governo è stato designato il 25 aprile dello stesso anno. Tre dei ruoli più importanti – i ministri della difesa, della sicurezza interna e dell’amministrazione territoriale – sono stati indicati dagli ufficiali legati alla giunta militare che compie il colpo di Stato. Il governo tuttavia era composto più da tecnici che da politici.
Contemporaneamente è ripresa la guerra civile, che ha portato l’etnia tuareg (laica) del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad ad allearsi con alcune fazioni fondamentaliste (gli Ansar Dine) che aderiscono al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (poi denominato al-Qa’ida nel Maghreb islamico) e a prendere il controllo della regione settentrionale del Paese, l’Azauad.
Il 10 gennaio 2013 il presidente Dioncounda Traoré‚ in un discorso alla nazione, comunica di aver chiesto e ottenuto un intervento aereo della Francia, in accordo con l’Ecowas, la comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale, contro i ribelli dell’Azauad (il nord del Paese). In seguito, sono state liberate le principali città dell’Azauad cadute in mano ai fondamentalisti islamici, dove le truppe sono state accolte con esultanza dalla popolazione.
Le nuove elezioni presidenziali del 28 luglio e dell’11 agosto 2013, salutate con speranza dall’ONU, hanno visto la vittoria del nuovo presidente Ibrahim Boubacar Keïta, largamente sostenuto dalla parte Sud del Paese ed eletto con il 77,62% dei voti. La sua elezione garantisce una certa continuità di intenti della classe politica pre-golpe del 2012.